Nuovo anelito

A voi,
che scivola estasi grondante
odore sessuale,
effluvi gravidi di reflui e rottami,
plastica invasiva,
dico: - Bene! -

Potessi, dalla cima della Grecia,
urlare,
il maestrale porterebbe il mio
- Ecco...mi! -
ai palazzi di Ulan Bator
e su ali persiane
disperderebbe al vento
l'aria d'un singulto ballerino,
cosa mai fa,
il poeta incarnazione virulenta,
alla cima dei vulcani?!
Spegne lava col suono di violini,
tiene una labile candela,
soffia via un umile - Fui... -

Ma arrogante come il blu,
la sera,
banchiera avida di luci,
reclama a sé il suo grido,
dall'ovest all'est una voce sola
- Il futurismo! -,
graffiamo con tetti d'alluminio
il becero manto delle lune,
porgiamo arie belligeranti,
il fumo dei camini, il rogo, il cappio!
Dai carboni della notte
letame nuovo a concime d'ossa,
riposi stremato da milioni di penne
l'argento sconfitto
- Ahi, la notte si colora... -,
del lamento del Poeta.

Vedo già la marcia stonata,
milioni di stivali, pennacchi,
su per i viali
- Ehi voi, fate strada! -
La baionetta al verso,
affilata, lucida,
che da nere bocche poi si spari fuori,
unisono, compatto,
dalla cima della Grecia
- Io so...no! -
in un sacco di coltelli,
botte di proiettili
su barbieri rattrappiti.

La piazza li accoglierà,
nelle tombe sonnacchiose
dimoreranno all'altare dell'Opera,
alla storia consegnati,
-  Bevete questa cola! -


(Poesia del 2019 di Filippo Di Lella)