La Falena

Vola attorno al lume l'estiva falena
Che raminga e anelante si schiude,
 Alla comune luce
Che noi mortali non crediamo.
Chissà se l'insinuante dubbio
Nel di lei cuore s'annida;
Se lo scoramento prevale
O se la vivida luce votiva,
L'eternità gl'ispira.
Angustiato, dalla meschina sorte di quella m'avviai.
E voltatomi una volta ancora
Per salutar la sventurata,
La intravidi volar via, avvinta da l'oscurità.

(Poesia di Gabriele Provenzano) 

Pace

Bramo la pace... e lungo un cimitero fuor delle mura forse la troverò.

Forse vicino al muro rivestito di antico muschio,
Ove, con le stanche membra, mi appoggerò con le spalle.
Mirando sognate gli umili cipressi silenziosi che al gelido vento faran danzare le cime.

È l'orrore delle tombe nella notte, vincerà la mia pietà... rincuorata dalle fioche luci che accarezzan i volti impressi sul marmo.

Ed all'alba fuggirò per ritornar innanzi sera. Alla ricerca del terrore della morte, ma rincuorata dall'eternità.

(Poesia del 2015 di Bianca Maria Berti)

Distruzione

Conta fino a tre e senti il mondo spegnersi;
è la fine.
La distesa nera non sa che d'inchiostro, e le luminose fisse,
le mie stelle da comodino
non spiano più i tuoi passi. E gli anni
colano sul cuscino, una chirurgica
fama di folla che si scolla come carta.
Stringo le dita a pugno, ma la ferita
mi cancella come gesso su una lavagna.

Io non esisto, se non ora,
se non nel tempo della distruzione metafisica della memoria.
Gli orologi ticchettano ed intralciano
l'ingorgo dei nervi, strappano
l'immagine perenne, la tua faccia scorticata e ferruginosa
che ancora balbetta parole di ghiaccio.

Non ti comprendo. E io continuo a dormire,
con un brillio di scaglie che mi attanagliano
la morte dei sensi, il sonno profondo.
La paralisi più soffice, l'immobile nulla da addentare
che culla
la veste nuziale del ricordo, un pallore affaticato;
inciampo in stralci di tessuti e cuori bruciati,
mentre un verminoso sorriso stentato
mi pasticcia la faccia.

(Poesia di Giorgia Deidda)

Ciò che davvero conta

Mia madre ha sessant'anni,
accudisce vecchi e ancora
lava scale.

Mia madre ha sessant'anni,
ha degli occhi verdi che stai in pace
e rughe che sembrano crateri,
ma sorride.

Mia madre ha sessant'anni,
ha una terza elementare a volte scomoda
e ama Gesù.

Mia madre ha sessant'anni,
ha una terza elementare a volte comoda
e continua ad amare Gesù,
ma sorride.

Mia madre ha sessant'anni,
si incazza poco ma tira schiaffi che pesano
come il cielo.

Mia madre ha sessant'anni,
dice che si è sposata e ha avuto quattro figli,
ha fatto la sua vita e ha avuto quel che ha avuto,
ma sorride.

Mia madre...
Non mi lamento perché
ha ragione...

...e tiro avanti,
ma sorrido.

(Poesia del 2017 di Filippo Di Lella)

Notte

Non so fare un passo avanti,
ne ho fatti troppi indietro e non trovo più la strada.
Il mio orologio segna l'ora, non la guardo ma la sento.
E il suono fa male al mio silenzio,
toglilo dal muro e mettilo al polso,
stringimi la mano e cammina a fianco a me,
ora la via c'è,
ma è tardi,
corri insieme a me,
se corriamo insieme il fiato c'è.
Il tuo pensiero è così forte che diventa vero e in questa stanza siamo due.
Mi alzo ed esco, passeggio,
si fa sera e il letto è freddo e abbraccio te ma non sei con me e non prendo sonno
e l'orologio segna le tre.

(Versi di Marina Strada)

Di mute parole gli spazi son saturi

Di mute parole gli spazi son saturi,
di fuggevoli ombre e di silenziosi pensieri.
Questo baratro oscuro insinua paure e tormenti,
che cari compagni di pianto si mostrano.
E tace la strada buia e desolata,
come i meandri della mia ingannevole anima melanconica,
e consola i miei passi stanchi,
e accoglie il mio cuore impuro.
Sguardi taglienti di passanti "spenti"
incrociano il mio astruso occhio che mai si mostra nitido, e sempre vuol sembrare inerte.
Tu, giovane nichilista con l'animo in fiamme, scava nel mio intimo riso,
scruta i miei ingenui occhi,
e concedimi coinvolgenti passioni ,
intrise di libidinose movenze che elogiano le nostre bianche e deboli carni.
Mostrami l'ardua via che al tuo cuor conduce,
e io affannosamente la imboccherò.

(Versi di Antonella Vernacchio)

Segreto

Il vento che imbroglia assieme
il fumo della mia sigaretta con l’intrico dei tuoi capelli di rame
non conosce di te
più che il semplice odore della tua pelle.
Sarà per lui un odore fra i tanti odori,
molecole fra le altre molecole
con cui giocare.
La chianca su cui batti i piedi minuti
non sa altro di te
che il piccolo peso del tuo corpo sottile,
l’agile vibrazione del tuo passo.
Sarà per lei un corpo fra i tanti corpi
non diverso dal mio
da quello del vecchio zoppo che ci sorride benevolo
incrociando, per caso, lo splendore dei tuoi occhi innamorati.

Accanto a un piccolo ristorante di pesce
nel chiacchiericcio dei turisti distratti
mi sussurri il tuo nome
piano, perché il vento e la strada
non ci rubino questo segreto.

(Poesia del 2016 di Manuel Crispo)

Piove

In questa grigia confusione
finalmente piove,
piccole gocce brillano e giocherelleranno
in un dolce silenzio,
dissetano il mio cuore che,
quando torna il ciel sereno
diventa un lampione all'arrivar del giorno nuovo.

(Poesia di Marina Strada)

Ridenti Salici

Non fluiscono
i rivoli dei palmi tuoi
riarsi.

Arpe
di sdrucite dita
il vento suona, armeggiando.

Eppure il tuo volto è tempesta.

(Poesia di Katia Di Silvestro)

A un'amica

Nel silenzio di mille parole,
ti sei posata tu,
come una goccia.
Hai sciolto
invano
i muri soffocanti che ombreggiano la mia vita.
Ora penso che,
i miei occhi un giorno,
non rifletteranno più la tua immagine
ma tu,
non sarai lontana,
rimani appoggiata nella parte
più delicata di me.

(Poesia di Marina Strada)